Sei nella sezione: Uso nell'obesità
Col termine chirurgia bariatrica si intende qualunque intervento chirurgico che abbia il fine di indurre un calo di peso nel soggetto obeso. Non è scopo di questo sito la trattazione dettagliata delle tecniche chirurgiche; ci limiteremo, quindi, a elencarle a grandi linee e a valutare i vantaggi, gli svantaggi e i limiti della chirurgia dell'obesità.
Gli interventi bariatrici si dividono in due grandi gruppi:
Perché si possa prendere in considerazione l'intervento di chirurgia bariatrica dovrebbero essere soddisfatte tutte le seguenti 5 condizioni [1]:
In realtà, visti gli ottimi risultati soprattutto in pazienti diabetici, alcuni limiti potrebbero essere meno restrittivi in un prossimo futuro.
Lo studio denominato Swedish Obesity Study (SOS) [2] ha valutato l'effetto della chirurgia bariatrica in confronto alle sole modifiche sullo stile di vita:
a dieci anni, gli interventi bariatrici hanno determinato un calo ponderale medio del 25% per il by-pass gastrico, del 16% per la gastroplastica verticale e del 14% per il bendaggio gastrico contro un aumento di peso dell'1,6% nel gruppo di controllo.
A 15 anni il calo di peso è stato rispettivamente del 27 %, del 18% e del 13%.
Occorre notare che, pur comportando un calo di peso medio nettamente superiore alle tecniche non chirurgiche, anche con la chirurgia bariatrica si osserva un recupero ponderale che, in alcuni soggetti e con alcuni interventi, può essere anche molto consistente.
Sjostrom L et al. N Engl J Med 2007;357:741-752
Lo studio SOS ha dimostrato che il calo ponderale ha comportato una minore incidenza di nuovi casi di diabete (7% contro il 24% del gruppo di controllo), di ipertrigliceridemia e di iperuricemia [3].
L'ipertensione arteriosa è, invece, migliorata di poco nei soggetti sottoposti a chirurgia bariatrica [3].
Altri studi hanno dimostrato che il calo ponderale ottenuto con chirurgia bariatrica determina il miglioramento della sindrome delle apnee ostruttive [4], della capacità lavorativa [5] e, complessivamente, della qualità di vita [6].
Sjostrom L et al. N Engl J Med 2007;357:741-752
Senz'altro, il dato più significativo che è emerso dallo studio svedese è che, dopo cinque anni, l'intervento bariatrico riduce in modo significativo la mortalità complessiva (0,68% contro il 6,17% del gruppo di controllo) [2].
A fronte di ciò, invece, in pazienti non diabetici la chirurgia bariatrica non riduce la mortalità e il numero degli eventi cardiovascolari [7].
Gli interventi malassorbitivi, oltre a ridurre le calorie introdotte con l'alimentazione, riducono l'assorbimento di sostanze nutrizionali importanti; vi è, quindi, la possibilità che si sviluppino anemie carenziali, malnutrizione proteica, complicanze neurologiche (da deficit di tiamina), demineralizzazione ossea (da deficit di assorbimento di calcio).
Il paziente sottoposto a questi tipi di interventi deve quindi assumere una supplementazione di oligoelementi e vitamine.
Complicanze minori, ma che possono a loro volta influire sulla qualità di vita, sono la diarrea cronica (con feci frutto di digestione parziale), flatulenza e alitosi.
Negli interventi restrittivi è frequente la comparsa di vomito o di importanti sintomi da reflusso. Nel intervento di bendaggio gastrico, questi eventi avversi possono essere comunque facilmente controllati con lallargamento del bendaggio per via percutanea.
La mortalità operatoria varia dall'0,1% del bendaggio gastrico all'1,1% di alcuni interventi malassorbitivi.
Le complicanze tardive dell'intervento compaiono in meno del 5% dei casi e sono diverse per ciascun tipo di intervento. In genere, sono più gravi e frequenti negli interventi malassorbitivi rispetto a quelli restrittivi, soprattutto il bendaggio gastrico [8].
Uno studio retrospettivo pubblicato nel settembre 2010 ha valutato il tasso dei suicidi tra i residenti della Pennsylvania sottoposti a chirurgia bariatrica con un follow-up fino a 10 anni [9].
Tra i 16.683 soggetti che erano stati sottoposti alla procedura chirurgia tra il 1995 e il 2004, 31 si erano suicidato entro la fine del 2006. Tale dato si traduce in un tasso di suicidi del 13,7 per 10.000 uomini per anno e del 5,2 per 10.000 donne/anno.
Questi tassi risultano nettamente più elevati rispetto a quelli riscontrati tra gli abitanti della Pennsylvania nella fascia di età tra i 35 e 64 anni durante lo stesso periodo: tra gli uomini il tasso di suicidi nel 2005 è stato del 2,5 per 10.000, mentre il tasso tra le donne è stato dello 0,6 per 10.000.
Nel complesso, tra i soggetti sottoposti a chirurgia bariatrica, il 30% dei suicidi si è verificato nei primi due anni dall'intervento e il 70% si è verificato entro tre anni.
I motivi di questo aumento di rischio non sono chiari. A esempio, non si sa se sia davvero maggiore rispetto agli obesi che non si sono sottoposti all'intervento bariatrico. Così come non è chiaro se il calo ponderale ottenuto e l'eventuale recupero ponderale siano parametri importanti. Non sono, fra l'altro, note l'eventuali patologie psichiatriche pregresse. Gli Autori ipotizzano anche che la maggiore sensibilità all'alcool data da alcune procedure chirurgiche possa essere tra le spegazioni possibili.
Alla luce anche di questi dati, il paziente, prima di sottoporsi all'intervento, deve essere valutato da un'equipe di esperti che tengano conto sia delle caratteristiche fisiche sia di quelle psicologiche del soggetto; ciò è indispensabile per valutare l'idoneità del soggetto all'intervento e il tipo di procedura chirurgica da effettuare.
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