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Nella prima metà degli anni 90, soprattutto negli U.S.A., era molto utilizzata una terapia anti-obesità che univa due farmaci, fentermina e fenfluramina, nota come phe/fen. La fentermina, appartenete alla classe di farmaci della fendimetrazina, rilascia noradrenalina, mentre la fenfluramina rilascia serotonina.
Dopo alcune sporadiche segnalazioni di ipertensione polmonare (PPH) in soggetti che assumevano questi farmaci, nel 1996 Abenhaim e al. (1) dimostrarono la correlazione tra luso delle fenfluramine e la comparsa della patologia polmonare, mentre non riuscirono a trovarla per la classe dei farmaci noradrenergici, come la fendimetrazina.
In uno studio successivo, Rich e collaboratori (2) dimostrarono che:
1.solo l'uso delle fenfluramine (fenfluramina e dexfenfluramina) per un periodo superiore a 6 mesi è associato alla comparsa di PPH.
2.vi è una stretta correlazione tra l'uso solo di fenfluramina e dexfenfluramina e la comparsa di PPH solo nei soggetti che hanno fatto uso di questi farmaci entro i sei mesi precedenti alla diagnosi di PPH.
In questi due lustri molti altri studi sono stati effettuati e, pur non essendo ancora del tutto stabilito lesatto meccanismo fisiopatologico, è ormai ampiamente dimostrato che gli alti livelli circolanti di serotonina siano alla base del meccanismo lesivo (3-4-5-6-7-8) e che i farmaci della classe della fendimetrazina non modificano i livelli della serotonina nel sangue né da soli né in associazione con farmaci serotoninergici (9-10).
Nel 1997 le fenfluramine (fenfluramina e dexfenfluramina) furono ritirate dal commercio perché causavano valvulopatie cardiache. Il meccanismo lesivo è legato alla presenza, su alcuni soggetti, di recettori per la serotonina (11-12). Forse proprio perché non alzano i livelli di serotonina, studi specifici hanno ampiamente dimostrato che i farmaci della classe della fendimetrazina non causano lesioni alle valvole cardiache (13 - 14).
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